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Intervista di Valentina De Grazia, pubblicata su #RestartCalabria N.9 – Aprile 2015
Scatole e scatolette di tonno in tutti i formati, dal 1913 ad oggi, fino ai famosi barattoli in vetro degli anni ‘90. L’ufficio privato di Pippo Callipo somiglia molto a un museo aziendale. Lui ama circondarsi dei suoi prodotti, lo aiutano a riflettere, ci spiega. Cordiale e sorridente come sempre ci accoglie e, con orgoglio, prima di iniziare l’intervista, ci mostra l’atto di nascita dell’azienda Callipo recuperato con fatica tra uffici e burocrazia varia.
Era il 14 gennaio del 1913. Da allora tanta strada è stata fatta fino ai nostri giorni. È delle ultime settimane la notizia della vittoria di due premi: Prodotto dell’Anno 2015 al “Contonno” Callipo per la categoria conserve, che viene assegnato da una giuria di 12.000 consumatori ai prodotti che si distinguono per la capacità di rispondere in modo innovativo alle esigenze del target. Il secondo è il premio Wabel Frozen Award 2015 per il “Tartufo Limoncello” nella categoria gelati e dessert, conquistato al Frozen Summit di Parigi. Ripercorriamo insieme un secolo di storia, fatta di trasformazioni, successi e qualche colpo di fulmine.
Quali sono stati i grandi momenti di svolta per l’azienda Callipo?
Sicuramente la prima grande trasformazione è avvenuta negli anni ‘60 quando si è passati da una lavorazione stagionale del prodotto di pesca del Mediterraneo a una lavorazione più stabile, grazie al tonno di importazione. Mio padre è stato il primo in Italia a far arrivare il tonno dalla Norvegia con carri frigoriferi ferroviari. Così il periodo di lavorazione si è allungato a quasi tutto l’anno. Poi la modernizzazione delle macchine e i cambi di stabilimento, quindi le innovazioni di processo che ne sono derivate, prima fra tutte la velocizzazione della produzione con l’utilizzo di sistemi di automazione. Altri momenti decisivi sono stati quelli relativi alle scelte sul packaging. Negli anni ’70 abbiamo iniziato a produrre anche nel formato piccolo da 80 grammi, mentre prima producevano solo i formati da 300 grammi in su. Nel 1995 siamo passati al vetro: questa è stata una grande innovazione per il mercato. Avevamo realizzato dei prototipi in vetro, ma un mio dirigente non era convinto, voleva fare delle prove di gradimento con i consumatori. Io avevo i vasetti prova davanti agli occhi sulla mia scrivania, ogni giorno… Così una mattina non ho resistito più: ho chiamato il responsabile della produzione e ho fatto comprare le nuove macchine per l’invasettamento. Siamo stati i primi a confezionare il tonno in vetro, il valore aggiunto è stato notevole: i filetti ben visibili sullo scaffale hanno portato a un boom di vendite.
Le idee di innovazione vengono sempre dall’imprenditore?
L’imprenditore da solo non ha nessuna chance. È fondamentale saper scegliere i collaboratori e sapersi confrontare con loro. Allo stesso tempo l’imprenditore deve avere una conoscenza diffusa di tutte le sfere di attività: stare al vertice della piramide gli deve servire soprattutto per avere la visione d’insieme. Dal confronto con i collaboratori sono nate anche le recenti evoluzioni di prodotto come “Per primi”, condimento al tonno e verdure per la pasta e i contorni “ConTonno”.
Come è nata l’idea del gelato?
Ho sempre amato il gelato e Pizzo è famosa per il tartufo. I produttori locali, però, non sono mai riusciti a creare un consorzio che funzioni. Mi è sempre sembrata un’opportunità sprecata per il nostro territorio: malgrado in Calabria siamo capaci di esprimere prodotti di qualità elevata, non riusciamo a mettere in campo strategie vincenti per proporli su mercati nazionali e internazionali. Ma l’idea del gelato è rimasta per più di trent’anni nel cassetto, sia per l’investimento che richiedeva, sia per l’impegno che in quel momento necessitava la produzione del tonno. Nel 1988, infatti, abbiamo iniziato la produzione nel nuovo stabilimento e anche grazie al vasetto in vetro, siamo passati da un fatturato di 2 miliardi di lire ai 42 milioni di euro di oggi; da 35 a 200 operai e impiegati. Quando abbiamo stabilizzato la produzione del tonno ho ripreso in mano l’idea del gelato. Con gli utili derivanti dal nuovo corso di produzione e i fondi di un progetto europeo abbiamo acquistato il terreno e realizzato il nuovo stabilimento di produzione di gelati. Mio padre mi ha lasciato solo il lavoro, non conti in banca: anche lui investiva tutti gli utili per far progredire l’azienda. Con la gelateria stiamo lavorando bene all’estero, ad esempio in Inghilterra dove abbiamo stretto un accordo con una catena di 100 ristoranti.
Che motivo aveva di fare questo nuovo investimento? Non era certo per bisogno…
Mi piace molto la frase di Luigi Einaudi che dice che l’imprenditore vero non produce per gli utili ma per il piacere di lavorare, di produrre, di creare cose nuove. Ciò che ho guadagnato con il tonno l’ho investito nel gelato… è successo solo per il piacere di farlo. Soltanto adesso, dopo 4 anni, iniziamo ad avere soddisfazioni. Se non c’è passione e amore, anche per il proprio territorio, non si può costruire niente. Lo stesso amore per la mia terra mi ha portato alla realizzazione del Popilia Country Resort, un centro turistico alberghiero a 4 stelle, a pochi chilometri da Pizzo, in un’area collinare di circa 140 ettari. Anzi, più che amore è stato un caso di innamoramento vero e proprio, un colpo di fulmine. Ho saputo che quella proprietà era in vendita e l’aveva quasi acquistata una società di Roma. Io conoscevo il terreno, è un paradiso terrestre. Ho fatto un’offerta molto allettante e ho dovuto anche restituire la caparra che la ditta di Roma aveva già versato. Oggi, quando posso, vado al laghetto e contemplo il golfo di Lamezia. È un panorama dove lo sguardo può spaziare fino all’orizzonte. Ho fatto mettere tre panchine proprio lì dove mi piace stare. La sera invece, preferisco il panorama lato piscina dove all’imbrunire si vedono le luci delle case che cominciano ad accendersi piano piano, da sotto verso sopra, in tutti i paesini dell’angitolano. È un vero spettacolo. Per questo ho fatto la pazzia di acquistarlo: ho voluto valorizzare e rendere fruibile a tutti un panorama calabrese fantastico.
Su quali nuovi progetti state lavorando con CalabriaInnova e cosa pensa dei servizi ricevuti?
Stiamo lavorando a due progetti molto innovativi di cui preferirei non parlare ancora. Le dico solo che il primo riguarda il packaging. Credo che i servizi di informazione e consulenza che offre CalabriaInnova siano molto utili al tessuto imprenditoriale calabrese che è fatto in prevalenza di piccole aziende. A queste, infatti, mancano soprattutto le informazioni adeguate per mettere in campo attività di ricerca e sviluppo e strategie di mercato. In Calabria ci sono ancora pochi imprenditori di seconda generazione. Il lavoro di mediazione e trasferimento tecnologico con le università, poi, è fondamentale. Gli atenei calabresi, purtroppo, non sono ancora molto propensi alla ricerca finalizzata al mercato. CalabriaInnova, una volta consolidata, potrà dare un contributo importante e diventare un interlocutore autorevole al servizio delle PMI.